Abbiamo incontrato le artiste Oda Iselin Sønderland e Naeun Kang in occasione delle loro mostre "Elsker" e "With Our Faces This Close”, visitabili fino al 21 Luglio da NEVVEN Bologna.
Oda Iselin Sønderland
LR: La prima cosa che vorrei chiederti riguarda i personaggi che rappresenti: da dove vengono? Storie d'infanzia? Dal folklore norvegese?
OS: I miei ultimi lavori non sono molto legati al folklore, ma sono più legati ad un'indagine personale. La narrazione è sicuramente una componente molto forte. In questo momento, più che legato a fantasia e mitologia, il mio lavoro è maggiormente psicologico. Riguarda il mio tentativo di capire la mia psicologia, le mie esperienze e il modo in cui mi influenzano. Questa mostra parla dell'amore e del desiderio partendo dalle esperienze personali: perché provo queste cose? Quando qualcosa è amore o desiderio? E cerco di guardare da una prospettiva più ampia a queste cose universali che tutti sperimentiamo, considerando tutte le forme che possono assumere.
LR: Il desiderio è legato al corpo e alle esperienze sia positive che negative. Quando ho letto il titolo della mostra ero davvero curiosa di conoscere la tua opinione sull'amore e sul desiderio.
OS: Il verbo Elsker, a seconda del contesto, cambia la sua connotazione. In norvegese ci sono due modi per dire che si ama qualcuno: Elsker è un verbo con una connotazione profonda ed è anche un sostantivo che si traduce come amante, quindi racchiude sia l'aspetto romantico ed erotico dell'amore, ma anche il sentimento profondo dell'amore e l'azione di amare. È un momento importante quando si dice "Jeg elsker deg" a qualcuno. "Glad i deg" è invece per gli amici. Può essere confuso in molti modi, a volte è una fantasia, mi interessano le molte forme che l'amore può assumere a seconda delle relazioni che si hanno. L'amore può essere travolgente. Credo che questa parola possa racchiudere sia l'amore che il desiderio.
LR: Qual è il legame tra l'amore e lo stato d'animo psicologico secondo te?
OS: Questo è ciò che rappresento, l'amore può avere tanti aspetti diversi: può essere irraggiungibile o platonico o spirituale se pensiamo all'amore di Dio. Può assumere molte forme, l'amore incondizionato di Dio, per esempio, può essere come uno stato di estasi.
LR: C'è anche una relazione con la natura che ritrai? È un tipo di amore?
OS: Sì, assolutamente. Mi interessa molto "La nascita della tragedia" di Friedrich Nietzsche, che usa gli dei greci Apollo e Dioniso per rappresentare due pulsioni fondamentali dell'umanità: L'apollineo rappresenta l'ordine, la ragione, la logica, la struttura e la bellezza. È associato ai sogni, alla chiarezza e alla ricerca della perfezione. Immagina la forma ideale di una scultura o di una poesia dalla metrica perfetta. Il dionisiaco rappresenta invece il caos, l'ebbrezza, le emozioni, gli istinti e la rottura delle inibizioni. È legato alla musica, alla danza e alla connessione con una forza primordiale. Per Nietzsche non si tratta necessariamente di opposti, ma di forze in tensione. Gli aspetti apollinei fornivano struttura e forma, mentre quelli dionisiaci scatenavano emozioni potenti e un confronto con gli aspetti crudi della vita. Tutti noi abbiamo un po' di entrambi e, secondo Nietzsche, è importante un sano equilibrio o interazione tra queste forze. La natura è sempre caotica, le vene che dipingo sono il simbolo della forza della vita che continua a crescere. Noi, come esseri umani, siamo in lotta costante con la natura.
LR: Mentre visitavo la sua mostra, ho notato una certa relazione con il cinema, qualcosa legato alle immagini in movimento...
OS: I film sono la mia forma d'arte preferita, credo sia per questo motivo. I film sono probabilmente più efficaci se si vuole indagare su un argomento, attraverso la pittura ritraggo il momento più alto, i dipinti sono più compressi, più mistici perché non si può avere l'intera storia. È come se ci si trovasse nel mezzo.
Naeun Kang
LR: Il corpus di opere in mostra esplora il concetto di vicinanza rispetto ad una persona o ad un elemento. Questo concetto mi ha fatto riflettere sulla distanza di osservazione ottimale. Generalmente, il pubblico si avvicina ai lavori pittorici per esaminarne i dettagli, ma in questo caso è già stato attuato un processo di percezione della distanza. Cosa ti ha portato a questo approccio e come funziona?
NK: Nasce dall'esperienza intima di fissare il volto di qualcuno a distanza estremamente ravvicinata per un certo periodo di tempo. Sono tentativi di accumulare ed appiattire l'esperienza dell'intero momento (i sentimenti, l'ambientazione, lo sfondo, la conversazione, l'illuminazione) insieme alla strana visione degli occhi che perdono la messa a fuoco a causa della vicinanza. Provare l'impressione di guardare e percepire da vicino è una cosa, ma quando cerco di dipingerla, noto che l’impressione, il ricordo o l'immagine subiscono diversi cambiamenti. Dopo aver fissato a distanza ravvicinata, la vicinanza sforza l'occhio. Quindi è qui che avviene la prima fase di astrazione, durante l'esperienza del guardare. Viene ulteriormente astratta quando cerco di richiamare alla mente il ricordo, la memoria visiva si mescola all'atmosfera generale del momento: le cose sullo sfondo, la conversazione, la temperatura, il colore delle luci interne o esterne, la temperatura, l'atmosfera. A questo punto è come una GIF animata e in loop nella mia testa. L'ultima fase avviene quando cerco di tradurre questa immagine con il mio pennello sulla tela. Qui avviene un grande lavoro di retrocessione ed astrazione. Una nuova immagine emerge da un processo di minimizzazione, concentrandosi su ciò che si distingue dal ricordo che sto cercando di richiamare sulla tela. È un po' come una fotografia a lunga esposizione, in cui ogni dipinto è un accumulo di un periodo/sessione di coccole insieme a tutte le altre cose del momento appiattite in un'unica immagine. Per dirlo con parole diverse, questi sono i miei tentativi pittorici di tradurre l'esperienza stratificata di fissare il volto di qualcuno da molto vicino e il momento, l'ambientazione, l'atmosfera, lo sfondo che tinge la visione del loro viso e come tutto si mescola nel mio tentativo di richiamare alla memoria il momento.
LR: Questa stratificazione riflette un'esperienza ricca e multisensoriale che hai tradotto nei tuoi dipinti. È interessante notare che quando si considera l'atto di avvicinarsi molto a qualcosa o a qualcuno, le prime sensazioni che si ricordano sono maggiormente associate al tatto o all'olfatto che alla vista.
NK: Nella seconda fase il suono, la musica e soprattutto la luce hanno un ruolo fondamentale. Nell'opera “With your face this close (3), 2024", per esempio, stavo rievocando la mia esperienza durante le vacanze invernali. Le luci di Natale che erano sullo sfondo si sono mescolate alla mia memoria e hanno tinto il ricordo che ho raffigurato nel dipinto. Perché non è umanamente possibile dipingere l'intera esperienza, ma io, ingenuamente, ho comunque cercato di tradurla in un quadro, poiché è il linguaggio artistico che conosco.
LR: Queste opere sono una forma di intimità visiva. David Hockney, scrivendo di Pablo Picasso, dice di aver trovato un'assenza di distorsione nel suo lavoro. "Considera, per esempio, quegli affascinanti ritratti della sua amante, Marie-Thérèse Walter, dipinti negli anni Trenta. Picasso deve aver trascorso innumerevoli ore a letto con lei, osservando da vicino il suo viso. Un viso osservato da una prospettiva apparentemente diversa da come apparirebbe a una distanza maggiore."
NK: Come nella seconda fase, prima di iniziare a dipingere, quando cerco di comporre il quadro nella mia testa, la composizione finisce per includere l'intero momento. Ad esempio in “In May sun (2024)" ritraggo l'esperienza fresca e i sentimenti di guardare il mio ragazzo alla luce estiva intensa, la mia prima estate con lui.
LR: Credi che la memoria sia bugiarda?
NK: Sicuramente lo è! Quando dipingo, sono consapevole che finisco per scendere a compromessi per trasferire la memoria su una tela.
LR: E che dire dell'opera "Sea Goddess"?
NK: "Sea Goddess" è un'opera recente (tutte le opere in mostra sono recenti, realizzate a partire da gennaio di quest'anno). È una chimera, un mollusco puzzolente e la figura di una dea. Qualcosa di bello, tenero, glorioso e grottesco, sono spesso attratta dall'ambivalenza quando si tratta di scegliere i soggetti. Non lo sono la maggior parte delle cose? E non cerco di risolvere l'ambivalenza quando cerco di dipingerla. Sto più cercando di dipingere quell'ambivalenza. Trovo sia una sfida interessante non far sì che il dipinto sia sbilanciato verso l'uno o l’altro, cerco di far coesistere i due temi in contrasto.Sembra esserci un modello nelle giustapposizioni che mi attraggono. Intimità vs grottesco, intimità e comfort vs tensione, disagio, tenerezza e bellezza vs umido, maleodorante.
Foto di Sara Lorusso