
Dal primo ascolto, Femina trasmette un messaggio chiaro: connessione, intimità, crescita e rapporto con sé stessi. È un disco che oscilla tra il senso di appartenenza e la vulnerabilità, in un equilibrio che non è mai statico, ma si evolve con noi.
Ascoltandolo, mi sono subito ritrovata nel modo in cui Ginevra racconta i trent’anni, un’età in bilico tra il bisogno di costruire qualcosa e la paura di non essere abbastanza pronti. Un’insicurezza che convive con la consapevolezza di sé e che trova spazio in ogni traccia dell’album.

Quando ho avuto l’occasione di assistere a uno degli showcase di presentazione, tutto ha preso una forma ancora più chiara. La location era intima, quasi familiare: eravamo seduti per terra, come in un ritrovo tra amici, mentre la voce di Ginevra riempiva la stanza. L’atmosfera si intrecciava perfettamente con l’essenza dell’album, riflettendo il legame profondo che Ginevra ha costruito con le persone che l’hanno accompagnata in questo percorso. Femina non è solo un disco, ma un’esplorazione della femminilità nelle sue diverse forme, attraverso il proprio vissuto e quello delle donne che presenti nella vita di Ginevra. Nel progetto sono state coinvolte anche le sue amiche più care, non solo nel processo creativo, ma anche nella realizzazione delle immagini che accompagnano l'album. "All'inizio volevo che le foto raccontassero semplicemente il mood del disco, ma poi ho capito che potevano essere un’estensione del racconto stesso", spiega. "Ogni scatto rappresenta una parte di me: c’è la ragazza di fiume, più ribelle e coraggiosa, ci sono le foto con le mie amiche, perché loro rappresentano la mia dimensione di sorellanza, e poi ci sono immagini che raccontano la mia parte più fragile, più intima. In ogni scatto c’è qualcosa della mia storia e delle persone che fanno parte della mia vita."
Le immagini, realizzate da Giulia Gatti con la direzione creativa di Aurora Rossa Manni, sono ricche di simboli e riferimenti ai brani, rendendo il progetto ancora più autentico. Femina non è un concept album nel senso tradizionale, ma ha un immaginario forte e coeso, capace di amplificare il racconto musicale con un’estetica altrettanto potente.
Ora, Femina è disponibile anche in vinile, un formato che aggiunge un altro livello di intimità all’ascolto. «Il vinile per me è un oggetto prezioso, il suo ascolto è un rito. Per questo ci tenevo che Femina fosse disponibile anche in questa forma».


Nel tuo album emerge un forte tema legato alla femminilità. Come mai hai scelto proprio questo come filo conduttore?
Ginevra: È stato un processo naturale. Ho sempre avuto un approccio autobiografico alla scrittura sin da quando ho iniziato, a 15-16 anni. A un certo punto, il tema si è delineato spontaneamente, in particolare quando ho scritto Femmina, che è il brano cardine del disco. È anche il pezzo meno autobiografico, ma rappresenta un punto di connessione universale.
Parlare di femminilità è diventato fondamentale nel raccontare questo lavoro, sia nei testi che nelle immagini. Alla fine del percorso ho capito che il filo conduttore era proprio questo: raccontare me stessa attraverso la mia visione della femminilità.
Ho visto che anche nelle immagini il concetto di femminilità è molto presente. Come hai lavorato su questo aspetto?
Ginevra: Le foto rappresentano diverse sfaccettature della mia femminilità. Ad esempio, c'è la ragazza di fiume, che incarna il mio lato più ribelle e coraggioso, poi c’è la sorella, che appare nelle immagini con le mie amiche. Ho voluto esplorare diversi aspetti della mia identità e tradurli in immagini che raccontassero qualcosa di intimo e autentico.
Nell’album parli molto anche del compiere trent’anni. Quanto ha influenzato il processo creativo?
Ginevra: Tantissimo. Ho scritto il disco proprio mentre compivo trent’anni, ed è un’età di transizione che porta con sé molte domande e momenti di incertezza. Brani come Cupido riflettono questo stato d’animo: è un pezzo leggero, ma parla della stessa confusione e ricerca di equilibrio che ho vissuto in questo periodo della mia vita.
Hai lavorato tanto in solitudine su questo disco. Sentivi il bisogno di uno spazio solo tuo?
Ginevra: Sì, ho sentito il bisogno di isolarmi. Anche se collaboro sempre con Francesco e Marco (Francesco Fugazza e Marco Fugazza, produttori e collaboratori di lunga data), inizialmente avevamo idee diverse sulla direzione dell’album. Avevo però una visione precisa e la necessità di raccontarmi a modo mio. Anche quando ho coinvolto altri autori, ho avuto bisogno di momenti di solitudine totale per concentrarmi sulle parole e dare forma ai testi.

Rispetto ai tuoi lavori precedenti, il suono di Femina è più suonato, più caldo. È stato un passaggio naturale per te?
Ginevra: Sì, con il mio team abbiamo deciso di sperimentare un suono più da band, distanziandoci dall’elettronica. Tuttavia, il vero punto di svolta è stato lasciare che i pezzi seguissero la loro natura. Man mano che prendevano forma era chiaro che dovevano essere più intimi, più cantautorali. Alcuni brani sono anche più arrabbiati rispetto a ciò che ho fatto in passato, e la scelta sonora ha seguito questa esigenza espressiva.
Hai citato Joni Mitchell e Mazzy Star tra le tue influenze. C’è stata un’artista che ti ha ispirata particolarmente in questo periodo?
Ginevra: Joni Mitchell è stata fondamentale. In un momento di smarrimento, ho trovato un’intervista in cui parlava della necessità di isolarsi per ritrovare sé stessa. Sentire queste parole da un’artista così grande mi ha fatto sentire capita. È stato un momento importante per il mio percorso.
Ci sono persone vicino a te che hanno lasciato un’impronta forte in questo disco?
Ginevra: Sicuramente mia madre, che è un esempio di resilienza per me. Anche mia nonna è stata una figura importante, così come le mie amiche. Sono fortunata ad essere circondata da donne forti, ed è stato naturale includere queste relazioni nell’album.
Nel disco si percepisce un senso di resistenza, quasi una necessità di affermarsi restando fedele a te stessa.
Ginevra: Sì, sia come donna che come musicista, affrontare il mondo della musica comporta continue sfide. Nel nostro settore c’è una pressione enorme sull’età, sull’estetica. Questo porta a una forma di resistenza quotidiana: rimanere autentica senza cedere alle aspettative altrui.

Anche i social media influiscono su questa pressione?
Ginevra: Tantissimo. Essere sempre connessi, vedere cosa fanno gli altri, quante date hanno, cosa pubblicano… tutto questo crea una sovrastimolazione continua. Ho dovuto imparare a difendermi da questi input e a prendermi momenti di distacco per ritrovare il mio equilibrio.
Ragazza di fiume è un concetto molto presente nell’album. È un luogo reale o simbolico?
Ginevra: Entrambi. Sono nata a Torino, una città sul fiume, e sin da piccola ho avuto un legame forte con l’acqua. Da bambina andavo nelle pozze, piccoli specchi d’acqua in campagna. Ancora oggi, se posso, passo l’estate in campeggio, lontano dalla connessione, immersa nella natura. Quando non posso andarci, lo immagino: è uno spazio mentale di libertà e centratura per me.
E invece com’è stato scattare le foto con le tue amiche?
Ginevra: Magico. Era un periodo difficile, avevo problemi alle corde vocali e sentivo il bisogno di uno scambio artistico. La giornata dello shooting è stata più di un semplice set: eravamo in 10, tra amiche, fotografa, art director. Sembrava una gita più che un lavoro. A fine giornata ho pensato che dovremmo farlo almeno una volta all’anno, indipendentemente dall’album.
Come hai vissuto il problema alle corde vocali?
Ginevra: All’inizio male. Dovevo consegnare il disco a giugno e l’ho consegnato a dicembre. Ma ho deciso di accettarlo e di fare altre cose nel frattempo, come lo shooting e un viaggio da sola in Portogallo. Ho scritto molto in quel periodo, non canzoni, ma poesie sul cambiamento del corpo e della mente.
Se dovessi riassumere il messaggio dell’album, quale sarebbe?
Ginevra: Spero che chi mi ascolta percepisca il percorso che ho fatto e che il disco trovi il suo spazio, anche se il contesto musicale è complesso.
Stai già pensando a un nuovo progetto?
Ginevra: Ora sono concentrata su questo disco. Voglio portarlo dal vivo e godermi l’energia dei live. Da lì, vedremo dove mi porterà il prossimo capitolo.

Fotografie di Giulia Gatti